Cobalt free: una scelta importante per l’accumulo fotovoltaico

I sistemi di accumulo fotovoltaico sono disponibili in diversi modelli, che si differenziano tra loro non solo per il tipo di tecnologia che impiegano per gestire l’energia, ma anche per i materiali utilizzati.

Nel corso degli anni sono state presentate differenti combinazioni di elementi naturali e sintetici, frutto di un costante lavoro di ricerca e sviluppo volto a migliorare le prestazioni, ma tenendo sempre presenti i temi della sostenibilità.

L’ambiente è stato sicuramente al centro di molte scelte prese dall’industria dei sistemi di accumulo: se lo scopo di questa tecnologia è aumentare la diffusione del fotovoltaico e rendere più efficienti questi impianti, è importante che essa stessa limiti il proprio impatto ambientale ricorrendo a materiali che possano essere smaltiti e riciclati in sicurezza.

Rispetto ai modelli al piombo-acido, che hanno una profondità di scarica di solo il 50%, sostengono un numero limitato di cicli di carica/scarica, sono ingombranti e sono realizzati con materiali potenzialmente pericolosi per l’ambiente e le persone, l’industria delle batterie per impianti fotovoltaici ha fatto passi da gigante, favorendo sempre di più la tecnologia agli ioni di litio, più efficiente, affidabile e sostenibile.

Ma ci sono anche altre questioni di sostenibilità da affrontare, come quella sociale.

Per questioni di etica e di immagine, i brand sono sempre più attenti a tutti gli aspetti della filiera in cui operano e verificano che i diritti umani e dei lavoratori vengano rispettati da ognuno degli interlocutori con cui si confrontano.

Oggi la sfida nel settore delle batterie per l’accumulo è quella del cobalto.

Il cobalto è un minerale che si può ottenere estraendolo direttamente dalle miniere, oppure come prodotto secondario dall’attività mineraria su rame e nickel. La fornitura mondiale di cobalto proviene per il 66% dalla Repubblica Democratica del Congo, che nel 2017 ne ha prodotto 64mila tonnellate con una riserva di 3,5 milioni di tonnellate.

Questa situazione non rappresenta solo un ostacolo dal punto di vista del libero mercato, poiché un solo interlocutore è in grado di dettare il prezzo di una risorsa, ma è associata anche a un prezzo ben più alto da pagare: il Congo ha molti trascorsi di violazioni dei diritti umani e oggi nelle miniere congolesi ci sono oltre 100mila lavoratori, tra i quali anche bambini, che scavano a centinaia di metri sotto il suolo in condizioni estremamente pericolose, senza equipaggiamenti di lavoro o di sicurezza adatti.

Proprio per questo le aziende che operano nell’elettronica hanno avviato iniziative per rendere il settore cobalt-free nonostante tale cambiamento non possa avvenire dall’oggi al domani.

Pur non essendo fondamentale, il cobalto ha una densità energetica ideale per piccole batterie che richiedono alta potenza, perciò è necessario trovare soluzioni alternative per assicurare ugualmente questo livello di performance.

Nei suoi sistemi di accumulo fotovoltaico, sonnen utilizza celle al litio-ferro-fosfato senza cobalto, dimostrando che è possibile abbandonare questo materiale e al contempo garantire le alte performance del prodotto.

Per diffondere la consapevolezza del valore aggiunto di una batteria cobalt-free e per incoraggiare altri esponenti del settore a fare altrettanto, sonnen ha creato un sigillo che identifica le imprese interessate a utilizzare o che utilizzano già batterie agli ioni di litio senza cobalto, adottabile gratuitamente e senza legarsi a un brand specifico. Allo stesso modo, sonnen si è offerta di condividere il proprio know how nel campo delle batterie per supportare l’emancipazione dal cobalto: scopri di più leggendo il comunicato stampa completo.

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