Come funziona la blockchain e cosa fa per il mondo dell’energia

Per diffondere nuove forme di produzione, consumo e distribuzione dell’energia è necessario ripensare al concetto stesso di rete.

Il modello centro-periferia a cui siamo abituati non può supportare adeguatamente le pratiche permesse dagli impianti fotovoltaici residenziali perché:

  • In primo luogo, non esiste più un centro che distribuisce l’energia alla periferia, ma piuttosto una serie di nodi all’interno della rete capaci di autoprodurre e autoconsumare l’elettricità, e di trasferirla in modo bidirezionale;
  • Le energie pulite sono per loro natura non programmabili; se nel modello tradizionale la quantità di energia prodotta da una centrale elettrica è controllata e generalmente costante, l’oscillazione nella produzione di un impianto fotovoltaico è molto ampia e variabile.

Ciò richiede nuove configurazioni, stabili ed efficienti, per gestire l’energia prodotta dagli impianti fotovoltaici residenziali.

Come funziona la blockchain

La tecnologia blockchain ha le sue origini nei sistemi peer-to-peer online: ogni scambio di informazioni avviene aggiungendo un nuovo blocco di dati a una catena già esistente e crittografata.

Si tratta quindi di un database in continua crescita grazie ai contributi dei singoli utenti: non è localizzato in un solo nodo, è aperto e distribuito su tutti, ma al contempo è sicuro e protetto; ogni membro della rete ha una copia di questo database, quindi un malfunzionamento di uno o più nodi della rete non causa danni o disservizi, e i dati sono protetti da furti o manomissioni.

Blockchain ed energia

Perché citiamo l’informatica parlando di energie rinnovabili?

Oggi siamo nell’era dell’Internet of Things: numerosi dispositivi di uso quotidiano sono collegati a internet e scambiano informazioni per migliorare la loro efficienza, essere controllati da remoto oppure monitorare le proprie prestazioni.

Anche la distribuzione dell’energia funziona seguendo queste logiche e qui entra in gioco la blockchain: i prosumer fotovoltaici possono essere considerati come nodi di una rete che inviano l’energia da loro prodotta e la blockchain permette di monitorare e validare questi scambi.

Questa tecnologia, combinata con sistemi di accumulo fotovoltaico, permette anche di risolvere il problema della non programmabilità delle energie rinnovabili.

In una configurazione tradizionale, se gli impianti si trovano in una condizione di sovraproduzione vengono esclusi dalla rete perché essa è incapace di gestire questo picco. Con la blockchain, invece, è possibile suddividere il surplus energetico in pacchetti di energia, che vengono temporaneamente immagazzinati nei sistemi di accumulo; grazie al sistema di validazione, è possibile tenerne traccia e reimmetterli in rete quando ce ne è necessità.

Questo sistema permette alla rete di gestire efficacemente i picchi di produzione ed essere più stabile: se uno o più nodi hanno un malfunzionamento non ci sono ripercussioni sugli altri, poiché non si dipende da un singolo punto di produzione e di distribuzione.

Il blockchain è un passo fondamentale per incentivare l’uso di energia pulita decentralizzata, idea attorno a cui si fonda la sonnenCommunity.

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