Caldo record e incendi boschivi: la Terra verso un futuro incerto

La fine dell’estate si sta avvicinando, ma gli eventi avvenuti in questi mesi hanno lasciato un profondo segno sul nostro pianeta, con cui dovremo convivere negli anni a venire.

Nel corso dell’estate 2019 sono scoppiati incendi di grandi proporzioni in alcune delle più verdeggianti aree del pianeta, a causa delle temperature record raggiunte in questi mesi: in queste condizioni, il terreno secco si è comportato come benzina, per esempio, per le fiamme scatenate dai fulmini, scatenando incendi su grandi superfici, difficilissimi da spegnere.

Questi incendi devastanti e indomabili hanno colpito soprattutto l’Alaska e Siberia: a luglio, nello stato americano sono bruciati quasi 1 milioni di ettari boschivi, mentre nella regione russa si raggiungono i 2,8 milioni di ettari, con nuvole di fumo visibili dallo spazio.

Ma anche l’Amazzonia è stata colpita brutalmente: oltre 70.000 incendi, più dell’80% rispetto al 2018, che hanno consumato oltre 75 metri quadri di foresta pluviale al minuto.

La perdita di aree verdi così vaste innesca un preoccupantissimo circolo vizioso: gli incendi provocano emissioni di CO2 e al contempo riducono il numero di alberi in grado di assorbirle, portando a un ulteriore aumento del riscaldamento globale, che è stato proprio la causa in primo luogo di questa tragica situazione. E tutto ciò senza citare la riduzione nella produzione d’ossigeno.

I risultati di questa crisi si vedono già: in Groenlandia, anch’essa colpita da incendi seppur in modo più contenuto, in un solo giorno si sono sciolti 12 miliardi di tonnellate di ghiaccio, aumentando la rapidità dell’innalzamento del mare e favorendo l’insorgere di situazioni climatiche estreme nel nostro futuro. Bisogna infatti considerare che il ghiaccio, essendo bianco, riflette il sole e quindi limita l’assorbimento termico: il suo scioglimento non farà altro che peggiorare ulteriormente la situazione, aumentando la superficie riscaldata dai raggi solari.

Di fronte di questo quadro drammatico, cosa si può fare?

Da una parte, aumentare la coscienza sulle condizioni del nostro pianeta: ad oggi ci sono ancora molte persone scettiche sui rischi legati al riscaldamento globale causato dalle nostre azioni quotidiane, perciò è importante diffondere informazioni e sensibilizzare le persone.

Dall’altra bisogna agire per ridurre il nostro impatto ambientale: non si può tornare indietro su ciò che è stato fatto non solo in questi mesi, ma in tutto l’arco di un secolo, ma possiamo (e dobbiamo) impegnarci a ridurre l’impatto ambientale per non aggravare la situazione.

Molte nazioni stanno puntando sul fotovoltaico e su altri fonti energetiche rinnovabili per ridurre sensibilmente la dipendenza dai combustibili fossili, con vasti impianti produttivi e nuove soluzioni di mobilità e edilizia a impatto zero.

Ma anche i privati possono dare un contributo all’ambiente attraverso le loro azioni quotidiane, ad esempio preferendo mezzi pubblici o elettrici, evitando gli sprechi, scegliendo le lampadine a LED, migliorando l’isolamento termico della propria abitazione e riciclando il più possibile.

Un’altra scelta importante per aiutare il nostro pianeta è l’installazione di sistemi di accumulo fotovoltaico residenziale come sonnenBatterie, che permette di produrre autonomamente energia da fonti rinnovabili e costruire comunità di energy sharing che si supportano a vicenda nel perseguire l’indipendenza energetica e uno stile di vita più sostenibile.

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