La giustizia energetica: cos’è e perché ci serve

La transizione energetica è una sfida cruciale per il futuro del pianeta, ma non tutti possono (o vogliono) contribuire: per questo servono criteri e approcci equi e condivisi.

Delivering a timely and just energy transition: which policy research priorities?” è uno studio realizzato in collaborazione tra Italia e Norvegia che analizza quali sono i fattori sociali chiave per completare la transizione energetica nei tempi stabiliti da scienziati e politici.

Al centro di questa analisi c’è il concetto di ‘giustizia energetica’, ovvero l’idea che tutti possano accedere in modo equo all’energia e in particolare a quella prodotta da fonti rinnovabili.

La crescita della produzione di energia pulita, guidata soprattutto dal fotovoltaico, deve essere accompagnata da interventi che trovino un compromesso giusto tra le esigenze economiche e locali del presente con quelle sociali e globali del futuro, soddisfacendo sia gli attori di oggi che quelli di domani.

Gli autori dello studio individuano quattro sfide per concretizzare una transizione energetica giusta e tempestiva:

  • Aumentare la generazione di energia rinnovabili;
  • Potenziare le reti nazionali e internazionali;
  • Incrementare gli investimenti pubblici nelle reti di distribuzione;
  • Sostenere il comparto energetico nei momenti di crescita economica lenta.

Il filo rosso che unisce queste sfide è, per l’appunto, quello di giustizia.

Questi interventi permetterebbero di aumentare la diffusione di energie rinnovabili e contenere i prezzi dell’energia a livello globale, ma le realtà locali sono preoccupate dai rischi (quali per esempio i danni al paesaggio, il deprezzamento degli immobili, i danni alla salute) che percepiscono connessi all’installazione delle nuove infrastrutture sul proprio territorio.

È quindi importante capire tutti i fenomeni e le conseguenze connessi alla transizione energetica per essere in grado di effettuare interventi concreti senza scontentare nessuna delle parti, ottenendo giustizia sia nel presente che nel futuro.

Gli autori propongono così quattro filoni di ricerca per guidare le politiche di transizione energetica dell’Europa nei prossimi anni:

  1. Analisi critica dei rapporti tra gli stakeholder presenti e quelli futuri, individuando modelli intergenerazionali fondati su equità, reciprocità e accessibilità all’energia;
  2. Valutazione degli impatti e delle vulnerabilità connessi alle infrastrutture energetiche nelle aree di installazione;
  3. Individuazione di variabili predittive del comportamento delle comunità locali da integrare nella progettazione degli impianti energetici per anticipare le future criticità;
  4. Ricerca sulla sostenibilità sociale, economica e istituzionale della compensazione sui danni, percepiti o reali, subiti dalle realtà locali.

La comprensione dei fattori umani e sociali legati alla transizione energetica è importante anche per la diffusione di modelli collaborativi come le comunità energetiche: solo condividendo visione e obiettivi si può condividere l’energia autoprodotta e tutti gli attori coinvolti possono godere serenamente dei benefici ambientali ed economici che ne derivano.

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